LA FINE DEL "BAD NEWS IS GOOD NEWS"? I PRIMI SEGNALI DI CEDIMENTO
Oggi desidero iniziare focalizzando l’attenzione su un indicatore
chiave: la curva dei rendimenti e il suo legame con la recessione.
Curva dei rendimenti e
recessione. Grafico mensile
Se c’è un indicatore utilizzato per “prevedere” una
recessione, è la curva dei rendimenti a 10-2 anni, in particolare quando si
inverte. L'intensità dell'inversione aveva fatto pensare a una possibile
contrazione economica, che però non si è verificata. Di conseguenza, mercato e
analisti hanno perso fiducia in questa previsione, e nei corridoi di Wall
Street ha iniziato a diffondersi il termine “soft landing”. Molti di voi si
saranno chiesti perché il fenomeno negativo non si sia verificato: probabilmente
perché non è possibile stabilire con certezza l'arrivo di un simile evento
basandosi solo sulla statistica. Tuttavia, quest'ultima può essere integrata
con altri dati macroeconomici spesso trascurati. Un esempio? I nuovi ordini
dell'ISM manifatturiero comunicati ieri.
Spesso analizziamo l’S&P500 e ne spieghiamo i movimenti
attraverso l’analisi dei singoli titoli. Frequentemente citiamo anche
l’S&P500 equal weight, sottolineando correttamente che l’S&P500 è influenzato
dai primi 7/10 titoli. Tuttavia, raramente ci interroghiamo sui fattori che
influenzano l’indice PMI manifatturiero, un potente indicatore anticipatore
dell’economia, pubblicato dall’Institute for Supply Management. Questo dato,
come l’S&P500, è il risultato di una media e viene influenzato dalle sue
variabili specifiche; in particolare, come evidenziato nella figura successiva,
dai nuovi ordini, produzione, occupazione, tempi di consegna e inventari.
Variabili PMI
manifatturiero. Fonte: Institute for Supply Management
Il dato PMI manifatturiero, comunicato ieri 3 giugno, ha
mostrato un calo dello 0.5%
rispetto al mese precedente, scendendo a 48.7 punti
da 49.2 punti
di aprile, indicando una contrazione. Particolarmente significativo è il
marcato rallentamento dei nuovi ordini, che hanno registrato una diminuzione
del 3.7% in
maggio, passando da 49.1 punti
ad aprile a 45.4 punti.
Personalmente, ritengo che questa variabile meriti
un’attenzione particolare, ancor più del PIL, in quanto è direttamente
collegata alla domanda del mercato o, se preferite, alla domanda di beni
manifatturieri. La logica suggerisce che questa domanda aumenta durante un’espansione
economica e rallenta nel caso opposto e, volendo continuare su questo binario,
è ipotizzabile che all’aumentare della domanda ad un certo punto possa
aumentare anche la produzione industriale, o rallentare nel caso opposto.
Questo è ben raffigurato nella figura successiva: la variabile nuovi ordini è
anticipatrice della produzione industriale.
Produzione industriale e nuovi ordini ISM manifatturiero
Detto questo, riprendiamo il discorso iniziale, osservando
nuovamente la prima immagine.
Curva dei rendimenti, recessione e variabile “nuovi ordini” al di sotto dei 50 punti. Grafico mensile
È importante notare che, sebbene l’inversione della curva
dei rendimenti sia comunemente interpretata come un preludio alla recessione,
di solito la curva si riprende e torna a salire prima che la recessione si
concretizzi effettivamente. Tuttavia, una recessione sembra più probabile
quando l’inversione della curva è accompagnata da un calo della domanda,
evidenziato, ad esempio, dall’indice dei ‘nuovi ordini’ che scende al di sotto
della soglia critica dei 50 punti. Negli ultimi anni, nonostante le aspettative,
questo scenario non si è verificato; quasi come se la politica monetaria non
avesse eroso abbastanza la domanda per innescare una vera recessione. Ma sembra
che ciò stia accadendo proprio in quest’ultimo periodo, con il dato
macroeconomico che ha visto il suo ultimo massimo relativo a gennaio 2024.
Spero che questo spunto possa essere utile per rendervi più consapevoli. E non ho terminato, anche perché la comunicazione del dato, alle 16:00 di ieri, ha messo in luce un aspetto piuttosto particolare. Osservate la figura successiva.
Le cattive notizie non sono più
buone notizie?
Il dato è stato a tratti negativo (rallentamento del PMI e
della variabile precedentemente menzionata) e a tratti positivo (rallentamento
della variabile prezzi).
In seguito alla divulgazione di questi dati, il rendimento
del titolo decennale ha subito un gap down in un timeframe di 15 minuti, un
movimento prevedibile in risposta a segnali disinflazionistici. Generalmente,
la disinflazione dovrebbe portare a una riduzione dei tassi d’interesse e
favorire un clima di risk on nel mercato. Questo è stato il trend negli ultimi
anni, no? Tuttavia, nella giornata di ieri, si è verificato un fenomeno
inaspettato: l’indice S&P 500 ha mostrato una sequenza di candele
ribassiste, nonostante alla fine abbia chiuso quasi invariato. Il motivo di
questo comportamento non è chiaro.
Tuttavia, i miei sistemi di analisi indicano una persistente
fase di incertezza nei vari archi temporali, fenomeno di cui vi parlo da
diverse settimane. Attualmente, il modello che utilizzo in collaborazione con
Investing ha segnalato un passaggio da una fase di incertezza a una di lieve
risk off.
Debole risk off
Utilizzando
InvestingPro per la selezione di titoli, avevo identificato quattro azioni
difensive: Coca Cola (KO), Pepsi (PEP), Procter & Gamble (PG) e Philip
Morris (PM), che hanno fornito la protezione che desideravo. Inoltre,
applicando i filtri della scorsa settimana, ho scelto altri due titoli seguendo
criteri ben definiti:
·
Capitalizzazione
di mercato superiore a 100 miliardi: Prediligo le aziende dell’S&P 500 per la maggiore affidabilità e la
facilità di accesso a informazioni aggiornate, grazie alla loro visibilità
mediatica.
·
Variazioni
del Fair Value tra +10% e -10%: Questo intervallo di Fair Value aiuta a trovare aziende con prezzi
azionari che riflettono il loro valore intrinseco, evitando quelle troppo
sottovalutate, che potrebbero essere penalizzate da una bassa fiducia degli
investitori, o quelle sopravvalutate, che potrebbero subire correzioni di
mercato improvvise (articolerò questo concetto all’interno del video)
·
Beta a
uno e due anni: Un beta
inferiore a 1, come mostrato dalle aziende analizzate nell’ultimo anno e negli
ultimi cinque anni, indica una volatilità minore rispetto all’S&P 500,
rendendole scelte più stabili.
·
Settore: Ho scelto i settori sanità e
telecomunicazioni, tradizionalmente considerati difensivi.
· Rendimento dei dividendi superiore al 2%: Aziende con alti dividendi tendono a essere meno colpite da vendite in periodi di pressione ribassista, offrendo un rifugio agli investitori.
Filtri InvestingPro
Le nuove aziende
selezionate sono T-Mobile US (TMUS) e Merck (MRK).
Nella selezione, ho preso in considerazione anche fattori a
breve termine, quali la tendenza dei prezzi, il beta e le deviazioni standard
su un periodo di tre mesi. Questi elementi sono illustrati nelle due figure che
seguono.
Merck & Company
T-Mobile US
Nel corso degli ultimi tre mesi, le due società hanno mostrato una volatilità relativamente bassa rispetto all’S&P 500, con un beta di 0.34 per Merck (MRK) e di 0.11 per T-Mobile US (TMUS). Inoltre, la variazione dei loro rendimenti rispetto alla media è stata contenuta, attestandosi al 2,47% per MRK e al 1,77% per TMUS. Per valutare il rischio complessivo del portafoglio, ho sommato i prezzi di tutte le aziende selezionate.
Il pacchetto di titoli KO + PEP + PG + TMUS + MRK, in linea con il loro fair value
Il portafoglio azionario selezionato appare difensivo,
caratterizzato da un beta di appena 0.2 e una deviazione standard leggermente
superiore al 2%. Queste caratteristiche dovrebbero offrire una certa protezione
durante periodi di incertezza, specialmente in una settimana ricca di dati
macroeconomici importanti, come l'ISM sui servizi mercoledì e, venerdì, il
tasso di disoccupazione, i NFP e la retribuzione oraria media. Se i presupposti
saranno confermati, il portafoglio sarà ben posizionato; in caso contrario, se
il mercato dovesse passare da una fase di risk off a una di risk on, ciò
rappresenterebbe comunque un vantaggio. Questo perché la selezione di titoli ha
dimostrato di performare bene nei miei sistemi, come evidenziato dal backtest
illustrato nella figura seguente.
30 mila di capitale totale, 30mila ad operazione, 18 dollari di commissioni ad eseguito
Nella figura seguente è possibile osservare la lista delle
posizioni: complessivamente, una perdita di soli 6$, amplificata dalle
performance negative di PepsiCo.
Ci sentiamo presto, dopo la pubblicazione dei dati di mercoledì e venerdì. Buon trading e attenzione alla volatilità!
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