UN GRAFICO PER ANTICIPARE LE FUTURE MOSSE DI POLITICA MONETARIA
Buongiorno a tutti.
Questa analisi ha l’obiettivo di esaminare le
recenti decisioni di politica monetaria della Federal Reserve e di sviluppare
un indice di forza che possa prevedere le future strategie monetarie. Ci stiamo
avvicinando a un taglio dei tassi di interesse?
Ho creato un video sul mio canale Youtube per
approfondire questi temi, che potrete trovare in fondo alla pagina. Buona
lettura!
1. TASSI DI INTERESSE INVARIATI E PAROLE DI POWELL
Come previsto, per il secondo incontro consecutivo,
la Federal Reserve ha deciso di mantenere inalterati i tassi di interesse, che
rimangono nell’intervallo tra i 525 e i 550 punti base.
Tassi di interesse invariati
Il comunicato stampa rilasciato in seguito all’annuncio del dato può essere visualizzato nella figura successiva.
Il comunicato stampa
Non ci sono molte novità da
segnalare, in quanto le dichiarazioni rilasciate sono molto simili a quelle
precedenti.
·
L’inflazione rimane elevata
·
Il tasso di disoccupazione rimane basso
·
Il sistema bancario statunitense è solido e
resiliente
·
Condizioni finanziarie e creditizie più
restrittive per le famiglie e imprese probabilmente peseranno sull’attività
economica
·
La portata di questi effetti rimane incerta
Tuttavia, l’elemento che realmente influenza il
mercato non è tanto l’annuncio del dato, quanto le dichiarazioni rilasciate dal
presidente Jerome Powell trenta minuti dopo. Ecco alcune delle sue osservazioni
più significative:
·
“Il processo per portare
l’inflazione in modo sostenibile al 2% ha una lunga strada da percorrere”
·
“Non abbiamo preso alcuna
decisione sugli incontri futuri”
·
“Non stiamo parlando di tagli
dei tassi”
·
“L’idea che sarebbe difficile
aumentare nuovamente i tassi dopo esserci fermati per un incontro o due non è
corretta”
·
“Credo
ancora, e la maggior parte dei miei colleghi crede ancora, che probabilmente
avremo bisogno di vedere una crescita economica più lenta e un certo
indebolimento nel mercato del lavoro per ripristinare completamente la
stabilità dei prezzi”
In seguito, approfondiremo questa ultima
osservazione, cercando di visualizzarla in un grafico per cercare di ottenere
un vantaggio competitivo. Ma per il momento, chiediamoci quale sia stata la
reazione del mercato a questa notizia.
2. LA REAZIONE DEI DIVERSI ASSET FINANZIARI
Ora esaminiamo la reazione dei vari asset
finanziari, osservando dei grafici a 5 minuti dalle 19:00 alle 20:30. Il
rendimento del titolo di stato a 2 anni, che è fortemente influenzato dalle
aspettative di politica monetaria, ha registrato un calo dell’1.92%. Questo
suggerisce un acquisto di questi bond governativi a breve termine, considerando
la relazione inversa tra prezzo e rendimento delle obbligazioni.
La performance del
rendimento del titolo di stato a 2 anni. Grafico a 5 minuti
Il rendimento del titolo di stato a 10 anni, che è
più influenzato da fattori come il tasso di inflazione e la crescita economica,
ha registrato un calo dell’1.22%.
La performance del
rendimento del titolo di stato a 10 anni. Grafico a 5 minuti
Riferendoci al prezzo delle obbligazioni, un ETF
come TLT (che include titoli di stato con scadenze superiori ai 20 anni) ha
avuto una performance positiva del +0.61%.
La performance di TLT.
Grafico a 5 minuti
Passando ai due benchmark azionari di riferimento,
sia l’S&P500 (+0.82%) che il Nasdaq (+1.07%), più volatile del precedente,
hanno avuto buone performance.
La performance dell’S&P500.
Grafico a 5 minuti
La performance del Nasdaq.
Grafico a 5 minuti
Le dichiarazioni e le
parole di Powell hanno stimolato una certa propensione al rischio nel mercato,
come evidenziato dalle performance del VIX.
La performance del VIX.
Grafico a 5 minuti
Il dollaro ha avuto una performance negativa (-0.28%),
essendo fortemente influenzato dalla FED, mentre l’oro, legato alla dinamica
dei tassi reali, ha avuto una performance leggermente positiva (+0.17%).
La performance dell’indice
del dollaro. Grafico a 5 minuti
La performance dell’oro.
Grafico a 5 minuti
In sintesi, gli asset osservati hanno risposto in
modo complessivamente positivo all’annuncio del dato e alle dichiarazioni
successive. Tuttavia, non abbiamo osservato grandi rialzi o significative
fluttuazioni, probabilmente perché Powell è apparso piuttosto ambiguo riguardo
alle prossime riunioni. L’incertezza non è generalmente vista dai mercati come
un catalizzatore positivo.
3. L’INDICE DA SEGUIRE PER CAPITARE LE FUTURE MOSSE:
USCCI/USIJC
La domanda principale alla quale i mercati
vorrebbero vedere risposta è:
“Quando
saranno tagliati i tassi di interesse?”
Come si può vedere nel grafico seguente, al momento
si prevede che ciò avverrà nel secondo trimestre del 2024, precisamente a
giugno.
Aspettative tassi di
interesse. Fonte: FedWatchTool
Nelle sue dichiarazioni, sembra che Powell e i suoi
colleghi non siano soddisfatti del processo di disinflazione in corso dal
giugno 2022. Una dichiarazione particolarmente rilevante espressa durante la
conferenza stampa è stata la seguente:
·
“Credo
ancora, e la maggior parte dei miei colleghi crede ancora, che probabilmente
avremo bisogno di vedere una crescita economica più lenta e un certo
indebolimento nel mercato del lavoro per ripristinare completamente la
stabilità dei prezzi”
Questa affermazione
suggerisce che la banca centrale inizierà a tagliare i tassi quando vedrà una
crescita economica più lenta e un aumento del tasso di disoccupazione. Questo
potrebbe essere plausibile, dato che la crescita economica è inversamente correlata
al tasso di disoccupazione. Ad un aumento della disoccupazione dovrebbe
corrispondere un minor reddito, un aumento dei risparmi personali e, di
conseguenza, una minore spesa in beni e servizi e una riduzione del livello di
inflazione.
Ad una crescita economica
corrisponde un basso tasso di disoccupazione. Grafico a 3 mesi
È possibile creare un grafico che tenga conto delle parole di
Powell? In altre parole, è possibile creare un indice che indichi dove sta
andando l’economia e che, una volta raggiunta una certa soglia, potrebbe
segnalare un possibile taglio dei tassi? La risposta è sì.
Considerando che la FED dovrebbe (teoricamente) cercare di
evitare una recessione economica (dato che uno dei suoi obiettivi è il pieno
impiego), è plausibile pensare che agirà prima che ciò possa accadere.
Pertanto, è necessario creare un indice che anticipi il ciclo economico.
È possibile creare un indice che anticipi il tasso di
disoccupazione e la spesa dei consumatori: quello tra le richieste iniziali di
sussidi di disoccupazione e la fiducia dei consumatori. Il primo, come mostrano
le quattro grafiche successive, tende ad anticipare il tasso di disoccupazione
stesso.
Il consumer confidence può anticipare la spesa dei
consumatori. Infatti, ai consumatori vengono poste domande riguardanti le spese
future.
L’indice di forza tra i
due dati, come illustrato nel grafico successivo, mostra una correlazione
positiva con la crescita economica. Considerando che l’indice si aggiorna
mensilmente, mentre il PIL viene aggiornato trimestralmente, l’indice funge da
indicatore anticipatore del ciclo economico.
La correlazione positiva tra
USCCI/USIJC e PIL anno/anno. Grafico a 3 mesi
Analizziamo l’indice nella figura successiva: dopo
il drastico calo del 2022, si nota un forte recupero che si è concluso a
dicembre 2021, un mese prima dell’inizio del mercato ribassista. Sono stati
registrati dei minimi relativi a giugno 2022 e, da quel mese, l’indice ha
ripreso a salire, evidenziando la tanto discussa resilienza dell’economia. In
sintesi, l’indice, ad oggi, mostra un andamento laterale.
L’indice si trova
all’interno di una lateralizzazione. Grafico mensile
Questi non sono dati che indicano una contrazione
economica. Come illustrato nel grafico successivo, l’indice si trova ben al di
sopra della soglia rossa tracciata a partire dai minimi dell’indice durante la
recessione del 1970. Sembra quasi che ci sia ampio spazio per ulteriori cali.
USCCI/USIJC e recessioni
statunitensi. Grafico mensile
Per vedere un ritorno alla stabilità dei prezzi, la FED potrebbe
dover osservare un significativo rallentamento economico. Sarà interessante
monitorare l’andamento dell’indice USCCI/USIJC, che anticipa la spesa dei
consumatori e il tasso di disoccupazione. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare
altri indicatori economici chiave come i PMI, la produzione industriale e le
vendite al dettaglio.
Se l’indice dovesse salire, superando la resistenza
del canale di lateralizzazione (con la fiducia dei consumatori a
sovraperformare le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione), allora la
FED avrebbe meno incentivi a tagliare i tassi di interesse. Questo perché una
situazione del genere potrebbe generare un aumento dell’inflazione. Al
contrario, se l’indice dovesse scendere, rompendo il supporto della
lateralizzazione (con le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione a
sovraperformare la fiducia dei consumatori), allora la FED potrebbe considerare
un taglio dei tassi (perché una situazione del genere potrebbe accelerare il
processo di disinflazione e una recessione).
Vorrei sottolineare un punto: anche se in futuro
l’indice dovesse rimanere stabile ai livelli attuali e l’inflazione dovesse
diminuire, ciò non significa necessariamente che la FED non ridurrà i tassi di
interesse. L’indice dovrebbe essere visto come un riferimento per cercare di
prevedere alcune future dichiarazioni del FOMC.
A presto, buon weekend!
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