COME SFRUTTARE LO SPREAD BTP-BUND PER VENDERE ALLO SCOPERTO LE BANCHE ITALIANE
·
Qual è l’importanza del BTP-BUND nel nostro
Paese?
·
Perché diventa un argomento di discussione
frequente, soprattutto quando tende ad aumentare?
·
Come si può trarre profitto dal suo aumento?
Buongiorno a tutti.
L’obiettivo di questo articolo è rispondere alle tre domande
sopra citate, con la speranza di fornirvi contenuti il più possibile teorici,
pratici e operativi. Molti degli argomenti che leggerete sono stati trattati in
modo approfondito nel mio libro “Investire in obbligazioni per principianti” (Hoepli,
2023). I protagonisti sono:
·
BTP
·
BUND
·
Spread BTP-BUND
·
Il rischio di credito
·
L’impatto della svalutazione dei BTP e del
rialzo dello spread sui bilanci delle banche italiane
·
Una strategia operativa di vendita allo scoperto
in trend-following
Ho realizzato un video più dettagliato dell’analisi sul mio
canale YouTube, che potrete visualizzare in basso alla pagina. Vorrei
sottolineare che i contenuti non devono essere interpretati come “consigli
finanziari”. Buona lettura.
LO SPREAD BTP-BUND
Lo spread BTP-BUND, illustrato nella grafica successiva, rappresenta
la differenza tra il rendimento del BTP decennale e quello del bund decennale.
Esso è definito dalla semplice differenza matematica:
SPREAD BTP-BUND =
IT10Y – DE10Y
Spread BTP-BUND. Grafico
settimanale
Lo spread presenta variazioni che possono essere sia
rialziste che ribassiste. La figura seguente illustra le implicazioni di tali
variazioni:
Lo spread BTP-BUND è
influenzato dal rendimento del BTP e del BUND decennale. Grafico settimanale
·
Quando lo spread è rialzista, il rendimento del
BTP sovraperforma quello del Bund
·
Al contrario, quando è in ribasso, il rendimento
del BTP tende a “riavvicinarsi” a quello tedesco.
Lo spread è un indicatore attentamente monitorato poiché
misura il grado di default del nostro Stato, ossia la sua capacità di onorare i
suoi obblighi finanziari. Ora, con dei semplici esempi, sarà spiegato il modo
in cui esso deve essere inteso.
Gli Stati mondiali, per finanziare le loro casse, emettono
tipicamente obbligazioni (o titoli di Stato, se preferite), conosciute come
“debito pubblico”:
·
“Il debito” rappresenta l’interesse che gli
Stati sono tenuti a rimborsare ai loro obbligazionisti, che costituiscono
quindi il “pubblico”
Le obbligazioni, in quanto strumenti finanziari, presentano
cinque rischi fondamentali:
·
Rischio inflazione
·
Rischio di credito
·
Rischio di cambio
·
Rischio di tasso di interesse
·
Rischio di liquidità
Ogni rischio associato a un’obbligazione è riflettuto nel
rendimento offerto al momento dell’acquisto. Di conseguenza:
·
Più numerosi e significativi sono i rischi
associati, maggiore sarà il suo rendimento
Questo ci porta a una delle eguaglianze più importanti nel
mondo degli investimenti:
RISCHIO =
RENDIMENTO
Abbiamo visto che lo spread differenzia i rendimenti del BTP
e del BUND. Questo implica che:
·
Se il BTP ha un rendimento più alto del Bund, l’emittente
“Italia” sarà considerata più rischiosa rispetto all’emittente “Germania”
Entrambi i Paesi utilizzano la stessa valuta e sono quindi
influenzati da una banca centrale comune, la BCE. Di conseguenza, condividono rischi
molto simili, tra i quali quelli di inflazione, cambio, tasso di interesse e
liquidità. Considerando solo il rischio di credito, possiamo affermare che:
·
Se il BTP ha un alto rendimento rispetto al
Bund, l’emittente “Italia” sarà considerata più rischiosa dal punto di vista
creditizio rispetto all’emittente “Germania”
Non si può considerare la Germania più rischiosa rispetto al
nostro Paese? La risposta è no; la Germania presenta il massimo grado di
solvibilità, il che significa che è praticamente impossibile che dichiari
default. Per questa ragione, viene utilizzata come riferimento per determinare
il grado di solvibilità degli altri Paesi dell’euro zona, tra i quali proprio
l’Italia.
Attualmente, lo spread BTP-BUND è intorno a valori del 2%.
Questo implica che:
·
Gli investitori richiedono un rendimento
supplementare del 2% per investire nei titoli di stato italiani rispetto a
quelli tedeschi. Questo incremento del 2% rappresenta la remunerazione
richiesta per assumersi il rischio di default
2. LO SPREAD DAL 2000 AD OGGI
L’Italia è sempre stata considerata più rischiosa della
Germania dall’introduzione dell’euro? Per rispondere a questa domanda, osserviamo
le grafiche successive:
Lo spread dal 2000 al 2006.
Grafico settimanale
·
Dal 2000 al 2006 i rendimenti dei titoli
decennali di entrambi i Paesi seguivano percorsi quasi paralleli, con il
rendimento del BTP leggermente superiore a quello del BUND
Da questo possiamo dedurre che il rischio di default era
praticamente lo stesso per entrambi. Per confermare questa deduzione, esaminiamo
la grafica successiva che mostra i ratings assegnati ai due Paesi dall’agenzia
Fitch:
I ratings assegnati da Fitch
ai due Paesi dal 2000 al 2006. Fonte: Fitch Ratings
·
Nel periodo considerato, la Germania ha sempre mantenuto
il massimo grado di rating, mentre l’Italia aveva un rating leggermente
inferiore. Questo suggerisce che i due Paesi avevano una stabilità creditizia quasi
identica e che il mercato richiedeva un rendimento supplementare molto basso
per assumersi il rischio di default
Per coloro che non sono a conoscenza dei rating, si tratta
di valutazioni fornite da agenzie di ratings come Fitch, Moody’s e S&P
riguardanti la capacità di un emittente di ripagare i suoi debiti. Questi
“giudizi” sono espressi in forma letteraria e, a scopo informativo, sono
rappresentati nella grafica seguente:
Le scale dei ratings
assegnati da Fitch, Moody’s e S&P. Gli operatori matematici + e – sono
utilizzati per affinare i giudizi. Fonte: Borsa Italiana
Tra il 2007 e il 2012 si sono verificate due importanti
crisi economico-finanziarie:
·
La crisi immobiliare negli Stati Uniti, che ha
successivamente scatenato la crisi del debito sovrano in Europa
Dal 2007 i due rendimenti
iniziano a divergere, con lo spread in aumento. Grafico settimanale
Proprio nel 2007 i rendimenti hanno iniziato a divergere, con
l’Italia percepita come sempre più rischiosa. Il picco è stato raggiunto nel
2011, quando lo spread ha toccato i suoi massimi storici (oltre il 5.5%).
Durante questo periodo la Germania ha mantenuto
costantemente il suo rating di AAA, mentre l’Italia ha subito un declassamento
da AA ad AA-, poi ad A+ e infine ad A-. Questo ha portato quest’ultima ad
essere percepita sempre più rischiosa, sia dal mercato (come evidenziato dall’aumento
dei rendimenti dei BTP sul mercato secondario), sia dalle agenzie di ratings.
I ratings assegnati da Fitch
ai due Paesi dal 2006 al 2012. Fonte: Fitch Ratings
Come evidenziato
nelle due grafiche successive, la divergenza tra i due rendimenti si è
mantenuta dalla crisi del debito sovrano fino ad oggi. Il rendimento italiano è
rimasto costantemente superiore a quello tedesco, con il nostro Paese che ha
subito un declassamento da A- a BBB.
Spread e rendimenti dal 2008
ad oggi. Grafico settimanale
I ratings assegnati da Fitch
ai due Paesi dal 2013 ad oggi. Fonte: Fitch Ratings
Abbiamo esaminato
come eventi economico-finanziari di grande portata possono mettere a rischio la
solvibilità di uno Stato. Tuttavia, è importante non trascurare altri fattori
come il debito pubblico e la crescita economica, che sono strettamente interconnessi,
e la stabilità politica. Infatti:
·
Esiste una differenza notevole se l’aumento del debito si verifica in un
contesto di crescita economica rispetto ad un’economia stagnante: nel primo
caso il debito verrebbe ripagato più facilmente poiché uno Stato genererebbe
maggiori entrate fiscali (con un basso tasso di disoccupazione i consumatori
avranno maggior reddito soggetto…a tassazione!). Questo non è vero in un
contesto di decrescita economica o in un’economia stagnante. Il parametro per
misurare questo è il rapporto debito/pil, espresso in percentuale
·
Le instabilità politiche minano il sentiment degli investitori poiché generano
incertezza. Sappiamo che i mercati non gradiscono affatto questa condizione
Le ultime tre
grafiche mostrano i debiti pubblici italiano e tedesco al 2022 e le rispettive
crescite economiche:
Il debito pubblico italiano
è notevolmente superiore a quello tedesco. Grafico a 12 mesi
La ricchezza prodotta dalla
Germania è doppia rispetto a quella prodotta dall’Italia. Grafico a 12 mesi
Dal 2006 ad oggi, l’Italia
ha visto un aumento del suo debito pubblico rispetto alla Germania, nonostante
quest’ultima abbia mostrato una maggiore capacità di crescita del suo PIL.
Grafico a 12 mesi
3. COME UTILIZZARE LO SPREAD BTP-BUND PER VENDERE ALLO
SCOPERTO LE BANCHE ITALIANE
Negli ultimi due anni gli investitori retail sono stati particolarmente
preoccupati per le obbligazioni. Si chiedono costantemente quando esse
risaliranno e quando la banca centrale taglierà i tassi di interesse. Queste
domande riflettono la loro incertezza, e non è difficile capire il motivo: avere
titoli di stato svalutati nel proprio portafoglio di investimento non è certo
piacevole.
La figura che segue illustra la svalutazione di un ETF
obbligazionario “italiano” dal 2020 ad oggi:
L’iShares Italy Govt Bond ha
subito una svalutazione del -22.8% dal 14 dicembre del 2020. L’ETF replica
l’andamento di un indice composto da obbligazioni governative italiane. Grafico
settimanale
Attualmente, il debito pubblico italiano si trova a livelli straordinariamente
alti; al momento della scrittura di questo articolo, l’Italy Debt Clock si
attesta a 3.010.345.819.700€. Ma chi detiene la maggior parte di questo debito?
Una grafica elaborata da Unimpresa fornisce una risposta:
Fonte: unimpresa.it
A marzo 2023:
·
Il 26.3% era detenuto da investitori stranieri
·
Il 25.8% dalla Banca d’Italia
·
Il 25% circa dalle banche italiane
·
Il 12.3% da fondi e istituzioni finanziarie
·
Il 10.7% dalle famiglie italiane
Ciò che risalta nella grafica precedente è la quantità di
titoli di stato detenuti dalle banche italiane. Il motivo? Anche loro investono
la loro liquidità! Questo porta a una domanda naturale:
Cosa succede ad una banca se i titoli di stato che ha acquistato
perdono valore? Cerchiamo di spiegare questa dinamica nel modo più semplice
possibile.
In generale, il bilancio di una banca presenta due componenti
principali: l’attivo e il passivo.
·
L’attivo rappresenta “le attività” che la
banca detiene e che possono generare reddito; queste includono la liquidità
e le riserve obbligatorie (queste
due sono essenziali per il funzionamento di una banca, anche se non generano
direttamente reddito), i crediti verso altre istituzioni, i prestiti
e finanziamenti alla clientela, e investimenti (titoli)
·
Il passivo rappresenta la fonte di
finanziamento della banca; queste includono i depositi dei clienti, i prestiti
interbancari, l’emissione di obbligazioni, il capitale proprio
(ad esempio, le risorse finanziare ottenute dagli azionisti) e altre passività
È importante capire un concetto fondamentale:
·
La banca riceve del denaro attraverso le sue
passività e utilizza quella liquidità per generare profitti attraverso le sue
attività
La gestione di queste due voci del bilancio influisce sull’utile
netto, che si calcola come segue:
UTILE
NETTO = RICAVI TOTALI – COSTI TOTALI – AMMORTAMENTI – TASSE
Focalizziamoci ora sull’attivo e sui BTP. Cosa succede se i
titoli di stato acquistati da una banca perdono valore?
La voce “investimenti” nel bilancio dell’attivo subirà una
riduzione di valore.
Supponiamo che una banca abbia acquistato una grande quantità
di BTP a un prezzo X. Il prezzo pagato per l’acquisto viene registrato dalla
banca come “valore contabile”. Se a causa di particolari condizioni di mercato
il valore di quella stessa grande quantità di BTP diminuisce, il valore di
mercato delle obbligazioni diventa inferiore al valore contabile precedente. In
questo caso, la banca è tenuta a rivalutare al valore corrente di mercato (un
processo noto come “valutazione al fair value”), registrando così una perdita
nell’attivo (processo noto come “svalutazione dell’attivo”) ma garantendo al
contempo il valore reale del suo attivo.
Una perdita come quella descritta rappresenterebbe un costo
per la banca, che andrebbe ad impattare sulla variabile “costi totali”
nella formula di calcolo dell’utile netto.
Potreste chiedervi legittimamente:
“Qual è il legame tra
tutto questo e lo spread? E come può essere utilizzato per vendere allo
scoperto le banche italiane?”
Prendiamo in considerazione la prossima grafica, che
illustra la correlazione negativa tra lo spread BTP-BUND e una banca italiana,
Intesa San Paolo. Questo ci aiuterà a capire meglio la situazione.
La correlazione inversa tra
spread e Intesa San Paolo. Grafico settimanale
La spiegazione della
correlazione inversa è piuttosto semplice:
·
Quando lo
spread si rafforza, il rischio di credito dello Stato italiano aumenta. Di
conseguenza, le obbligazioni aumentano il loro rendimento per compensare
l’aumento di questo rischio. A causa della relazione inversa tra prezzo e
rendimento, ciò si traduce in una svalutazione del prezzo delle obbligazioni
sul mercato secondario. Questa svalutazione si riflette anche nei bilanci delle
banche, come Intesa San Paolo, che potrebbe vedere una possibile diminuzione
dell’utile netto per le ragioni discusse in precedenza.
·
Se gli
utili societari diminuiscono (e di conseguenza anche i dividendi distribuiti,
dato che questi ultimi sono una parte dell’utile), i prezzi delle azioni
probabilmente subiranno un ribasso.
Una strategia potenziale potrebbe essere quella di
utilizzare lo spread come “indicatore” per vendere allo scoperto le banche
italiane. Ma come si può utilizzare il BTP-BUND? E quali banche si dovrebbero
scegliere? Ecco una possibile strategia di vendita piramidale basata sul
trend-following:
·
Impostare lo spread su un
grafico giornaliero e osservare se esso mostra una tendenza:
Lo spread è rialzista.
Grafico giornaliero
Lo spread mostra una
tendenza al rialzo!
·
Correlare lo spread con le
banche italiane e scegliere quella con il coefficiente di correlazione più
negativo
La correlazione tra spread e
Intesa San Paolo. Grafico giornaliero
La correlazione tra spread e
Unicredit. Grafico giornaliero
La correlazione tra spread e
Bper. Grafico giornaliero
La correlazione tra spread e
Generali. Grafico giornaliero
La correlazione tra spread e
Fineco. Grafico giornaliero
L’ultima banca, Fineco, è quella che mostra la correlazione
più negativa con lo spread.
·
Se il coefficiente di correlazione continua a rimanere
in territorio negativo (più è negativo, meglio è), si potrebbe utilizzare lo
spread come indicatore operativo per una strategia di vendita piramidale basata
sul trend-following.
Credo che un esempio grafico spiegherà bene il concetto:
Strategia su grafico
giornaliero
Al primo segnale short (breakout al rialzo) si
sarebbe potuto allocare una parte del capitale per un primo short, mentre al
secondo segnale (re-test del supporto) si sarebbe potuto allocare un’ulteriore
porzione di capitale. Il prossimo grafico mostra un’ipotesi di un altro potenziale
ingresso short sfruttando i ritracciamenti di Fibonacci.
Ipotesi su grafico
giornaliero
Questo può essere un modo per riuscire a realizzare una strategia
di trend following che preveda di utilizzare un indicatore come riferimento
principale e un sottostante sul quale operare. Si tratta di un esempio volutamente
semplicistico: per individuare le tendenze di un asset o di un indicatore,
stabilire la forza o la debolezza nel suo andamento e individuare quali possano
essere i punti di entrata o di uscita del mercato, è necessario avere
competenze di tipo tecnico.
Coloro che sono più interessati potrebbero chiedersi
per quanto tempo lo spread potrebbe continuare a salire. Se dovesse verificarsi
una recessione, sarebbe probabile che la sua tendenza rialzista continuerà. Se
siete curiosi di conoscere i motivi dietro a ciò, vi invito a commentare
l’analisi. Sarò lieto di creare un seguito per approfondire l’argomento.
A presto.
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